Corsi di formazione. Sì, ma su che base scegliere?
Ciao Pierpaolo, mi chiamo Alessia M., ho letto il tuo libro Professione pedagogista e mi è stato davvero utile. Sono approdata sul tuo sito e ho visto che ci sono altre interessanti pubblicazioni. Ho iniziato la libera professione come pedagogista lo scorso anno e adesso sono in crisi rispetto alla mia formazione futura. Vivo e lavoro in Toscana. Vorrei specializzarmi sempre di più, ma mi interessano molti ambiti di questa professione e l'offerta formativa è ampia e non sempre di qualità, quindi mi piacerebbe avere un feedback orientativo da parte tua. Credi che sia possibile? grazie Alessia
Buongiorno Alessia
Penso che il suo quesito sia affrontabile definendo, in
primis, quali siano i suoi interessi.
Mi spiego meglio: ha pienamente ragione ad affermare che sul mercato ci sia un’offerta
piuttosto eterogenea e nutrita di corsi di formazione e aggiornamento. Al punto
da diventare quasi disorientante.
Tuttavia noterà sicuramente una caratteristica peculiare: la formazione segue pesantemente le mode del momento. Soprattutto in ambito educativo-professionale. Le faccio un esempio pratico, qualche anno fa era impensabile non fare un corso sull’autismo. Poi è stata la volta del disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Recentemente hanno tenuto banco i disturbi dell’apprendimento. Ogni tanto rispuntano i corsi sulla Comunicazione Aumentativa e Alternativa, quelli sul metodo Montessori, quelli sul metodo Feuerstein.
Direi di partire da un punto fermo, per poi valutare alcune opzioni. Da ciò che mi scrive deduco che sia una libera professionista e, pertanto, in possesso di un suo studio professionale. Stavolta le porgo io tre domande:
1. Con quale clientela lavora attualmente?
2. Con quale clientela futura vorrebbe espandere la sua attività?
3. Quali sono i suoi attuali interessi professionali?
Sulla base della prima risposta potrà escludere le proposte di formazione che non siano immediatamente inerenti la sua fonte di introito immediata. La seconda risposta la guiderà sugli sviluppi futuri. Del tipo: “Ok, adesso non ci lavoro, ma mi piacerebbe farlo nel futuro prossimo”. La terza, a mio parere nevralgica, suona più o meno come cosa le fa brillare gli occhi? Ossia, qual è quella tematica per cui la sua motivazione schizza al massimo.
Non esiste, come avrà, capito una risposta precisa ed univoca al suo quesito. Perché lei è lei. Con le sue esigenza, le sue passioni, le sue inclinazioni.
Se da un’occhiata i corsi di formazione e aggiornamento che io stesso propongo, troverà un ampio ventaglio di proposte. Idem per il centro psicopedagogico Kromata per cui sono un membro della segreteria scientifica e un docente.
Ma il piatto della bilancia dovrebbe pendere esclusivamente tenendo conto delle sue necessità immediate, della sua idea di sviluppo futuro e, soprattutto, di ciò che più la appassiona.
Circa la qualità di un corso le consilgio di verificare alcuni parametri:
- Curriculum del/i formatori (deve essere di una certa caratura e disponibile alla consultazione on-line).
- Ovviamente programma generale.
- Riconoscimenti e patrocini (meglio se MIUR e Ministero della Sanità, o organizzazioni pubbliche, o Provider riconosciuti a livello nazionale).
- Rapporto costo/benefici professionali perseguibili (la spendibilità pratica).
- Versione del corso (se viene erogato da dieci anni, evidentemente il pubbblico gliene riconosce una qualche funzione/qualità).
Spero di averle dato un punto di vista non scontato ed utile.
Cordialmente
Pier Paolo