Educatori Professionali e coccodrilli bianchi: leggende metropolitane su test e rettili diapsidi

Parlando con i colleghi è facile imbattersi in un’ingenua teoria di fondo che escluderebbe gli educatori professionali SdE dall’uso dei test nell’attività professionale.

Questa convinzione, mai sfatata in ambito universitario e supportata in forma individuale dai più, spesso è condivisa e rafforzata da professionalità Altre che nel corso degli anni sembrano essersi assunte l’onere e l’onore dell’uso esclusivo dei test.

Prima di addentrarci nella discussione andando a ricercare una risposta alla possibilità o meno dell’uso dei test da parte degli educatori professionali SdE mi sembra interessante soffermarci per un breve momento proprio sull’etimologia della figura professionale dell’Educatore formato all’interno dei corsi di Scienze dell’Educazione. Se si effettua una rapida ricerca su un qualsiasi motore presente nel variegato reticolo internettiano è facile imbattersi nella definizione che Wikipedia fornisce di “metodo scientifico” (1).

“Il metodo scientifico è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Esso consiste, da una parte, nella raccolta di evidenze empiriche e misurabili attraverso l’osservazione e l’esperimento; dall’altra, nella formulazione di ipotesi e teorie più generali da sottoporre al vaglio dell’esperimento per testarne l’efficacia.”

Da queste poche righe di definizione è possibile notare come sia profondamente insito nell’etimologia stessa di Scienze dell’Educazione il ricorso al metodo scientifico e quindi all’utilizzazione di strumenti che ne consentano l’applicazione.

Sorge quindi spontaneo il quesito sulla natura dei test: che cos’è, quindi, un test? Ci viene in soccorso Boncori la quale definisce test (o reattivo psicologico) una situazione standardizzata nella quale il comportamento di una persona viene campionato, osservato e descritto producendo una misura oggettiva e standardizzata di un campione di comportamento (2).

La teoria dunque sembrerebbe autorizzare gli educatori professionali SdE all’accesso ai test. Ma è davvero così? Ovvero, a livello nazionale o meglio ancora internazionale, esiste un ente preposto a definire chi possa utilizzare un test, le sue modalità di applicazione, le restrizioni legate all’ambito professionale?

La risposta è affermativa: l’ente italiano preposto a queste funzioni è Giunti O.S. Organizzazioni Speciali (3) il quale fissa dei princìpi che “sono in sintonia con gli Standards for Educational and Psychological Tests, definiti nel 1985 e recepiti da organizzazioni quali l’American Psychological Association (APA), l’American Psychiatric Association (APA), l’American Counseling Association (ACA), l’International Personnel Management Association (IPMA) e l’American Educational Research Association (AREA).

Gli stessi standard sono stati fatti propri dall’European Test Publishers Group (ETPG) e dall’International Test Commission (ITC), organizzazioni internazionali di cui Giunti O.S. fa parte” (4).

L’acquisto e l’uso tecnico e deontologico dei test sono sottoposti a rigide regole di controllo da parte dell’ente il quale fissa anche i criterio di accesso (5)agli strumenti definendo dei parametri di accesso classificati in base ad un codice internazionale alfabetico: da C (strumenti che richiedono competenze più estese) ad A1 (strumenti che richiedono competenze più ristrette).

Scorrendo la classificazione delle figure professionali ammesse all’acquisizione e all’uso dei test è possibile rintracciare gli Educatori Professionali all’interno del codice B1 alla stregua di altri profili professionali: pedagogisti clinici iscritti all’ANPEC, fisioterapisti, terapisti occupazionali, tecnici della riabilitazione psichiatrica, terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, logopedisti.

Come ben specificato nelle norme fissate dalle O.S. il sistema di classificazione è da intendersi gerarchico così che un professionista allocato in B1 ha possibilità di accesso ai livelli inferiori A2 e A1.

È interessante notare a tale proposito come i pedagogisti siano autorizzati all’acquisto degli strumenti inseriti all’interno del livello di classificazione A2, quindi a un tasso di specializzazione inferiore rispetto agli Educatori Professionali.

Similmente è possibile anche notare come le O.S. non effettuano una distinzione tra Educatori Professionali formati nel corso di laurea in SdE o in SNT/2 riconoscendo tacitamente ad entrambi la medesima formazione in ambito psicometrico.

Molto più noti e più comuni, forse per il minore controllo e la minore restrittività nell’acquisto, sono i reattivi psicologici pubblicati dalle Edizioni Centro Studi Erickson (6). Si noti però come anche in questo caso navigando all’interno delle presentazioni dei vari strumenti a catalogo sia comunque sempre ben indicato il profilo professionale a cui sono rivolti.

La differenza netta rispetto alle Organizzazioni Speciali risulta essere che, nel caso delle Edizioni Centro Studi Erickson, si rimette totalmente al professionista la possibilità – e dunque la responsabilità – di acquistare e utilizzare un test confacente alle proprie caratteristiche professionali e alle proprie competenze individuali nel testing.

Proprio questa notazione mi fornisce la possibilità di affrontare un problema che, probabilmente, risulta essere maggiormente importante rispetto alla possibilità di acquisto dei test, ovvero la capacità pratica del loro utilizzo. I test per loro stessa natura non sono altro che un insieme di prove ideate per rilevare degli aspetti della realtà osservata. In altri termini ogni test si rifà ad almeno una teoria di fondo, teoria che deve essere conosciuta approfonditamente dal professionista che applica il test stesso.

Inoltre, sempre in virtù della loro natura i test sono fatti in modo di ricercare la soddisfazione di quei canoni di affidabilità, verificabilità, falsificabilità e replicabilità ovverossia esattamente le caratteristiche che rendono ogni valutazione scientifica sotto il profilo teorico, procedurale e metodologico. In virtù di queste caratteristiche il professionista che somministra un test deve possedere profonde competenze legate alla procedura di testing proprio per poter garantire che i dati che si andranno a rilevare subiscano il minor numero di interferenze esterne al reattivo stesso (intento di per se quasi utopistico come ben sanno i professionisti avvezzi all’uso dei reattivi).

E come ci conferma la letteratura disponibile a livello internazionale a riguardo una delle maggiori fonti di distorsione è prodotta proprio dalla cattiva applicazione dello strumento a causa dell’incompetenza e dell’incapacità d’uso da parte del somministratore (o all’abuso dello strumento!).

Ogniqualvolta il professionista decide sull’uso di un test si trova all’interno di un percorso che deve porre al primo posto sempre e comunque il rispetto della persona che ha di fronte. I test vanno scelti in base a una nutrita serie di parametri tra cui: la variabile che si vuole rilevare, le competenze tecniche possedute nell’uso dello strumento, il rispetto della deontologia nell’uso dello strumento.

Vorrei concludere questa breve disquisizione sull’uso dei test da parte degli Educatori Professionali analizzando brevemente la posizione di coloro i quali sostengono che l’utilizzo degli strumenti reattivi psicodiagnostici sia contrario ai canoni fondanti delle scienze pedagogiche in quanto il loro utilizzo non farebbe altro che produrre un approccio patologizzante alla persona la quale verrebbe ridotta a un numero mentre, parallelamente e contemporaneamente, l’Educatore Professionale andrebbe a svolgere compiti e funzioni proprie di Altre figure professionali.

Affrontiamo la prima parte della critica sfatando il mito che l’utilizzo di un test debba necessariamente sfociare nell’identificazione di una patologia. Chi sostiene questa posizione dimostra di non avere alcuna nozione circa le molteplici tipologie di reattivi esistenti. Se è pur vero che i più noti test vanno a interessare le tecniche proiettive, i questionari di personalità e la salute mentale è altrettanto vero che da un rapido sguardo al catalogo 2012 delle Organizzazioni Speciali è facilmente rilevabile come la parte preponderante degli strumenti messi a disposizione per la valutazione vada ad interessare, ad esempio, l’intelligenza emotiva, le abilità sociali e relazionali, il linguaggio, le attitudini generali e specifiche, l’orientamento, il testing scolastico.

In altri termini, giusto per fare un esempio, dall’applicazione delle Batterie per la valutazione delle abilità trasversali all’apprendimento Q1 VATA (7)non si otterrà un’etichetta da piazzare in testa a un bambino ma sarà altresì possibile capire le sue competenze inerenti la metacomprensione di un testo, le sue abilità di studio, di ragionamento, le abilità numeriche e prassiche possedute così come le abilità motorie, ritmiche e di scrittura. Sarà cioè possibile avere di questo bambino una conoscenza approfondita che, posta a integrazione dell’imprescindibile contatto umano modulato sui colloqui e sull’osservazione, non potrà che essere utile in ambito di progettazione e intervento a suo favore.

La seconda parte della critica è avversabile analizzando come facciano parte del bagaglio formativo universitario dell’Educatore Professionale esami come Tecnologie per l’istruzione e per la ricerca educativa, Statistica sociale, Metodologia e tecnica della ricerca sociale. Moduli di studio prettamente indirizzati e finalizzati a fornire all’Educatore Professionale competenze teoriche specifiche tali da consentire alle Organizzazioni Speciali di classificare il profilo professionale come B1.

Sarebbe dunque auspicabile, a mio parere, un uso molto più coscienzioso e diffuso dei test da parte degli Educatori Professionali in quanto il possesso di questi strumenti e la loro corretta applicazione potrebbe risultare di grande aiuto nell’ideazione e gestione di progetti di interventi educativi mirati e tarati sulle reali esigenze della persona e realmente rispondenti a quei criteri di scientificità che dovrebbero essere pienamente soddisfatti da ogni disciplina che aspiri assennatamente a propugnarsi Scientifica.

Circa la seconda parte del titolo dell’articolo, invece, in riferimento ai coccodrilli bianchi che si dice sbuchino a intervalli alterni dai tombini delle fogne di New York propenderei invece per classificarli quali ottimi esempi di leggende metropolitane. Tuttavia, come ci ricorda la statistica psicometrica, il non verificarsi di un evento non significa che quell’evento sia assolutamente impossibile ma lo alloca come dotato di bassa probabilità. Pertanto, qualora qualche collega avesse voglia di applicare un test sulla presenza o meno di coccodrilli albini in giro per i tunnel newyorkesi, sarei ben lieto di leggerne il resoconto. A patto che l’applicazione del reattivo utilizzato soddisfi i criteri di oggettività, affidabilità, verificabilità e condivisibilità, canonici di ogni indagine scientifica.

 

Bibliografia consigliata

Barbaranelli Claudio, Natali Elena, I test psicologici: teorie e modelli psicometrici, 2005, 320 p., Carocci.

Boncori Lucia. I test in psicologia. Fondamenti teorici e applicazioni, 2006, 404 p., Editore Il Mulino (collana: Manuali. Psicologia).

Di Nuovo Santo, Hichy Zira, Metodologia della ricerca psicosociale, 2007, 165 p., Editore Il Mulino (collana: Itinerari).

Ercolani Anna Paola, Perugini Marco, La misura in psicologia. Introduzione ai test psicologici, 2007, 236 p., LED Edizioni Universitarie.

Marradi Alberto. Metodologia delle scienze sociali, 2007, 271 p., Editore Il Mulino (collana: Scienze umane, Sociologia).

Pedon Arrigo, Elementi introduttivi ai test psicologici, 2005, 288 p., Borla, (collana: metodologia scienze del comportamento).

Pedrabissi Luigi, Santinello Massimo, I test psicologici. Teorie e tecniche, 1997, 360 p., Editore Il Mulino (collana: aspetti della psicologia).


(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_scientifico 

(2) Boncori, 2006 

(3) http://www.giuntios.it/it/main/home 

(4) http://www.giuntios.it/it/info/faq/guida-all-acquisto-dei-test 

(5) ibidem 

(6) http://www.erickson.it/Libri/Pagine/Elenco-Libri.aspx?arg=271&tid=181&tvid=271 

(7) Test scolastico ideato dal Gruppo MT, qualifica richiesta A1, pagina 202 del catalogo in formato cartaceo.