Magistrale o master?

Magistrale o master?

Magistrale o master?

Buongiorno! Sono laureata in scienze dell'educazione quadriennale V.O. Attualmente lavoro come educatrice in un nido, ma sento la necessità di specializzarmi e mettere a frutto la mia esperienza in un lavoro che sia anche un attimino più remunerativo. Sto valutando di fare la magistrale L-50 o qualche master, ma al di là di quello che mi piacerebbe, mi chiedo e Le chiedo, quale formazione mi consentirebbe realmente di lavorare nel Cagliaritano? Grazie per l'attenzione. Saluti Federica

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Buongiorno Federica

Una prima precisazione: la sua laurea quadriennale V.O. è equipollente ad una «moderna» laurea magistrale. Veda a tale proposito l’articolo del blog dove tratto l’argomento. Pertanto lei è già formalmente un pedagogista magistrale.

Rimane comunque valida la domanda: magistrale o master? Cosa è consigliabile. Le rispondo senza indugio che la laurea magistrale è il naturale completamento del corso di studi intrapreso. Nel suo caso, il corso di studi è già completo. Quindi passiamo al successivo step: quale master seguire per poter aumentare la fonte di introiti?

E qui il discorso si fa più articolato. Per prima cosa, seguire un master in regime di lavoro subordinato non apporterà alcun miglioramento economico. Mi spiego meglio: se siete assunti da una cooperativa, che voi abbiate tre master, quatto, cinque o nessuno, il vostro inquadramento rimarrà sempre il D2/E1 del CCNL, a seconda che siate educatori professionali socio-pedagogici (quindi in possesso della laurea triennale) o pedagogisti (quindi in possesso della laurea V.O. quadriennale, specialistica o magistrale).

Fondamentalmente, in questo caso, svolgerete un master per aumentare le vostre competenze personali.

Il che significherà investire denaro e tempo in un’attività che non vi garantirà in alcun modo un rientro economico. Bello, ma economicamente in perdita.

Il mondo del lavoro in libera professione è tutto un altro pianeta. Ogni master che seguirete, in questo caso, dovrà essere oculatamente scelto sulla base di una predominante motivazione: l’investimento professionale. che si può tradurre in una semplice equazione: spesa = investimento = ritorno economico.

Ossia? Ossia se spendo 1.500 euro in un master, che mi impegna per un anno, per il quale devo sostenere delle spese di viaggio e di vitto, alla fine della giostra andrò a spendere 2.500/3.000 euro. E questo, in libera professione, significa una sola cosa: l’investimento mi deve fruttare almeno il doppio in termini di entrate.

Spendo 1, guadagno 2.

Messa a fuoco questa regola ineludibile, qual è il master che mi consente tale guadagno? Esiste?

Semplicemente no. Nessun master, corso o workshop potrà -di per sé- garantire un sicuro ritorno economico. Però possiamo tracciare alcune indicazioni di fondo, sicuramente utili:

1.       Scegliere il master sulla base dell’aderenza al profilo professionale. Esempio: se sono un Pedagogista è pressoché inutile svolgere un master in diagnosi e intervento dei DSA. Molto meglio seguirne uno esclusivamente incentrato su Intervento educativo dei DSA. La motivazione è molto semplice, educatori professionali socio-pedagogici e pedagogisti non possono porre diagnosi. Altro esempio: master in CTU e CTP. Quanti pedagogisti conoscete che campano di un impiego come CTU o CTP? Il motivo, anche in questo caso è molto semplice, non si tratta di un impiego stabile e ben remunerato.

 

2.       Occhio al riconoscimento: dev’essere un corso riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) o dal Ministero della Salute. Perché? Perché questi due enti statali ne garantiscono intrinsecamente la qualità.

 

3.       Attenzione al corpo docente e al comitato scientifico? Chi sono i membri? Cosa hanno scritto negli ultimi trent’anni? Sono nomi noti? Il loro curriculum vitae è disponibile on-line?

 

4.       Il costo! Bellissimo Master ma costa un rene? Mollalo! Non rientrerai mai dall’investimento.

 

5.       Sono previste dei costi fantasma? Spostamento, vitto, alloggio? Valuta bene con attenzione. Potrebbero far lievitare il costo del Master anche del doppio.

 

6.       Posso rivendere le competenze acquisite alla mia clientela standard? Ipotizzo un ampliamento del bacino di clienti? Qualcuno pagherà in più per ciò che andrò ad imparare?

 

7.       Non fatevi ingannare dalle mode. Se diamo un’occhiata alle mode pedagogiche del momento troveremo facilmente una serie di hit nazionali: l’anno dell’ADHD, seguito dall’anno dei DSA, seguito dall’anno dell’autismo, seguito dall’anno della Consulenza. Va da sé che non tutti sono portati per lavorare con clienti ADHD, va da sé che non tutti abbiano un bacino di clienti austistici tali da motivare la frequenza di un Master, va da sé che di soli DSA difficilmente si campa.

 

Quindi? Quindi per prima cosa, Federica, le consiglio di ipotizzare la libera professione. Il nuovissimo regime forfettario 2019 ha drasticamente abbattuto i costi di tassazione della partita IVA. Questo è un ottimo momento per salire sul treno, prima che il prossimo Governo si accorga dell’errore fatto dal precedente e si rimangi tutto. Ciò le consentirebbe di “mettere a frutto la sua esperienza in un lavoro che sia anche un attimino più remunerativo”.

Una volta fatto ciò, aperta la sua nuova attività, potrà facilmente decidere quale Master seguire sulla base di due direttrici portanti: le sue inclinazioni personali e le richieste del mercato.

Spero di esserle stato di aiuto e rimango a sua disposizione per eventuali ulteriori dubbi e chiarimenti.

Cordialmente

 

Pier Paolo