Fare il "grande salto": aprire la partita iva come pedagogista

Fare il "grande salto": aprire la partita iva come pedagogista

Fare il "grande salto": aprire la partita iva come pedagogista

.Buongiorno Pier Paolo,
la contatto perché vorrei finalmente provare a fare il "grande salto", aprire la partita IVA come pedagogista.
Innanzitutto, vorrei ringraziarla perché, grazie a molti dei suoi post e video, hai già dato luce e risposte concrete su molti aspetti relativi al cosiddetto "kit di partenza per il pedagogista", grazie perché è uno dei pochi che tenta di far rete dando voce, tempo e spazio alla professione del pedagogista che purtroppo per vari motivi non è ancora valorizzata abbastanza.
Dopo i dovuti ringraziamenti giungo alla mia domanda:  per la mia preparazione vorrei principalmente indirizzare (almeno all'inizio) il mio studio pedagogico all'offerta di servizi di dopo-scuola e attività educative extrascolastiche, nonché servizi per i più piccoli (principalmente atelier educativi) ovviamente per gruppi di minori in compresenza e sviluppando invece incontri individuali, laddove ce ne sia la necessità, per alcuni di essi.
La mia domanda è: tali attività rientrano in quelle previste dallo studio pedagogico o è meglio per me avviare un'attività di tipo diversa (es. apertura centro per la famiglia)?
Altra domanda: l'apertura dello studio pedagogico prevede che venga comunicato qualcosa al comune o che venga dichiarato agibile dall'ASL?
In attesa di una sua risposta la ringrazio per la cortese attenzione e le auguro buon lavoro.

Cordialmente,
Francesca
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Buongiorno Francesca.
le attività che lei ha enucleato sono assolutamente in linea con quanto erogabile all'interno di uno studio pedagogico. Anche per quanto riguarda interventi erogati per "più di una persona". In altri termini anche un intervento per una coppia o un intero nucleo familiare è assimilabile a un intervento di gruppo. Pertanto sì, può farlo.
E può farlo senza alcuna necessità di aprire un centro per famiglie.
Circa le autorizzazioni comunali necessarie, queste variano di comune in comune. Quindi le consiglio di fare diretto riferimento all'Ufficio Tecnico del suo comune di attività, in modo da avere indicazioni locali direttamente dal responsabile.
Inoltre, non essendo una studio medico l'apertura del suo studio non richiede comunicazione ASL, fatte salve anche in questo caso prescrizioni locali. Per maggiore tranquillità può chiedere all'Ufficio ASL, soprattutto perché la condizione generale è piuttosto particolare è magari si rendono necessarie autorizzazioni anti COVID-19.
Faccia presente, in entrambi i casi, che lei è un professionista non sanitario, abilitato dalla legge 205/17 e regolamentato dalla legge 4/2013.
In bocca al lupo per la sua nuova attività!

Cordialmente

Pier Paolo